LE MOSTRE ED ESPOSIZIONI DEL PROGETTO
"L'ARTE PER LA RICERCA"
 
A SOSTEGNO DELLA CAMPAGNA

"LIBERA LA RICERCA SULLA CCSVI E SULLA SM!"





logo Associazione CCSVI nella SM Onlus









“ FIGURE "


MOSTRA PITTORICA DI PAOLO DE FELICE


A CURA DI LUIGI DATI E GIANCARLO COSTANZO

TESTI DI GIAN RUGGERO MANZONI, PIA PISCITELLO, LUIGI TALLARICO, EMILIANO DANTE


CATALOGO PALLADINO EDITORE 2013



a sostegno della campagna :

“Libera la ricerca sulla CCSVI e sulla Sclerosi Multipla!”







SALA CELESTE

24 NOVEMBRE 2013 - 06 DICEMBRE 2013 - ORE 18 / 19

VIA CASTIGLIONE N.41 - BOLOGNA



INAUGURAZIONE

DOMENICA 24 NOVEMBRE 2013 ORE 18-21












www.teatroartespettacolo.com - www.ars-creativa.it - www.ccsvi-sm.org
www.arteperlaricerca.eu






"  F I G U R E  "

personale di pittura di

Paolo De Felice






opera di Paolo De Felice

Paolo De Felice 'Esperienza', 2012, tecnica mista su tela, cm80x120




opera di Paolo De Felice

Paolo De Felice 'Genesi', 2011, tecnica mista su tela, cm150x100




opera di Paolo De Felice

Paolo De Felice 'Ismael', 2012, tecnica mista su tela, cm70x50




opera di Paolo De Felice

Paolo De Felice 'Presenza', 2012, tecnica mista su tela, cm150x100





"Paolo De Felice e il passato che passa"
(
di Luigi Tallarico)


Il linguaggio di Paolo De Felice, in quanto teso ad una tensione espressiva, tra interiorità e ragione, tra l’attenzione dell’attuale e la conoscenza delle poetiche tradizionali, ha fatto chiarezza sulla ritornante querelle che vorrebbe stabilire un valore positivo degli antichi sui moderni e viceversa.
Tuttavia il messaggio di De Felice non contempla la visione di una immagine eternista e senza tempo, nel presupposto che quel tempo non sia “maimorto”, ma si riferisce piuttosto ai passaggi evolutivi delle espressioni, assunte nel tempo e rapportate alle nuove concezioni di vita.
Infatti, in De Felice, i passaggi linguistici, dall’antico al moderno, dai primitivi ai surrealisti e aimetafisici, confermano che nei secoli vi sono stati continui riattraversamenti, diretti e indiretti, di quei linguaggi specifici del tempo, che pur senza assumere una idea di poetica e/o i simboli dello stile storico, sono stati di volta in volta superati, adeguati o del tutto espunti dall’espressività artistica, quasi sempre a causa di quanto accadeva – prima di Freud e dopo Socrate – al di sotto della coscienza.
D’altra parte, è da ricordare che i grandi modernisti dell’arte e della letteratura del nostro tempo (T.S. Eliot, nella poesia; Balla, nella pittura; Medardo Rosso, nella scultura; Terragni, nell’architettura) non hanno contestato la maturità del “già stato”, ma se ne sono serviti nella considerazione che il “continuo vivente” della tradizione dovesse passare nella contemporaneità.
Del resto l’etimo latino di traditio si riferisce al passaggio e non alla sosta che invece bloccherebbe lo svolgimento e la linea di continuità dell’espressione artistica.
Con questa consapevolezza, ma senza escludere l’oscura presenza di un archetipo che allude al moderno e all’antimoderno, Paolo De Felice ha reinterpretato le figure attraverso una espressione bivalente, sia plastica che cromatica, a dimostrazione che il linguaggio è mediato dalle poetiche del presente storico.
D’altronde i suoi pannelli si presentano in forma di sinopia e in cui il disegno preparatorio, segnato sulla tormentata materia, anticipa le linee di un affresco d’altri tempi, mentre le dolenti figure, distaccate architettonicamente dal fondo brulicante di segni arcaici, rivelano, con la dualità espressiva, la diversità dei tempi di realizzazione, tra l’ideazione originaria e il richiamo della coscienza del tempo.
Ha sostenuto Federico Nietzsche che la “piena cognizione dell’origine aumenta l’insignificazione dell’origine stessa”.
Dall’allegoria possiamo trarre il convincimento che la rivisitazione-ricreazione degli elementi originari, come rappresentati nei pannelli di De Felice, ha vivificato in termini d’arte i nuovi canoni linguistici, soprattutto i segni enigmatici di una bellezza che non ha perduto il suo fascino, ma che nel passaggio dal surreale allametafisica e al realismomagico, ha avvertito i richiami della coscienza inquieta, insignificando le forme originarie senza più calore nè vita.
Lo storico francese Marc Fumaroli, impegnato nella “Disputa degli antichi e dei moderni”, ha riferito sull’attraversamento della tradizione come condizione per viverla nel presente, a meno che non si debba rigettare – ha osservato testualmente – “la sua scipitezza e il suo psittacismo”, che sono elementi negativi da attribuire alla crisi dei linguaggi e non alla realtà che passa.
Dopo questa riprensione, appare comprensibile l’altra “provocazione”, lanciata da Nietzsche al “secolo molle”: “Soltanto colui che costruisce il futuro ha diritto di giudicare il passato”.
In questa “disputa” sul moderno-antimoderno e sul ritorno all’antico, un prezioso contributo critico ci viene fornito dal Maestro Antonio D’Acchille (non a caso mediatore entusiasta dell’incontro con l’arte di De Felice) per avere scelto – con il “piacere della pittura” – la via della storia, ossia di una pittura rinnovata perché sostenuta al di fuori dei linguaggi della “cosa stabilita”, non più aderente all’estetica del nostro tempo. Infatti, come D’Acchille ha attraversato, dal versante della “nuova maniera”, il secolo “feroce e sublime” di Galileo e Cervantes, per ritrovare nei miti originari la persistenza dei valori estetici della moderna-antimodernità, così Paolo De Felice (fatte salve le peculiarità espressive dei due artisti) ha considerato la storia un continuo presente e perciò in grado di rinnovare i valori originari se e in quanto spiritualmente viventi.

Luigi Tallarico








P A O L O     D E     F E L I C E


Paolo De Felice

Cenni biografici

Paolo De Felice è nato a L’Aquila il 5 aprile 1973. Diplomato presso l’Istituto d’Arte si è poi laureato in letteratura.

In un percorso inquieto e zigzagante, ha indossato i panni del musicista, del libraio, del grafico, del restauratore, del tuttofare e dell’attore. Ha deciso di mettere seriamente la pittura al centro della sua ricerca espressiva nel 2011, dopo aver abitato al trentanovesimo piano di una metropoli come Tokyo e, poco dopo, nella terza tenda di una tendopoli della Croce Rossa al centro di L’Aquila.

La sua è una pittura intimista, raccolta, metà sfogo e metà sublimazione, metà espressione immediata e metà sintesi ragionata. Pone particolare attenzione nell’uso della materia, incisa e sedimentata, una grafia multiforme e cementata in ordine sparso come una scrittura interlocutrice e insieme interplanetaria.

Figure”, il suo primo ciclo pittorico, consta di circa cento lavori realizzati tra il 2011 e il 2012.

La sua prima personale, 2-0-1-1, è stata presentata a L’Aquila e poi riproposta e ampliata presso il Mediamuseum di Pescara. Ha partecipato a varie mostre e rassegne d’arte, tra le quali: XXXIX Premio Sulmona - rassegna internazionale d'arte contemporanea (Polo Museale Civico, Sulmona); Pescarart 2012 (Museo d’Arte Contemporanea Vittoria Colonna, Pescara); Orizzonti dell’arte contemporanea, (Fondazione Museo Venanzo Crocetti, Roma).

Vive e lavora a L’Aquila.


www.paolodefelice.it






le fotografie dell'inaugurazione della mostra


























































































































































comunicato stampa






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